La perdita dell'immagine


Nell’esperimento di filmare al buio con la videocamera degli oggetti illuminati da un piccolo lume, accade che nell’inquadratura si perdano a tratti quegli oggetti, o il fuoco. Si assiste alla manifestazione di un vuoto, nonostante la nostra intenzionalità, che sfugge al nostro controllo. Questa assenza di immagine è importante, perché attiva la memoria di quegli oggetti appena apparsi in forme nuove, e poi sfuggiti, che abbiamo colto e che vorremmo recuperare. Quel vuoto alimenta le nostre aspettative e il nostro livello di attenzione. Siamo consapevoli che gli oggetti sono lì di fronte a noi, esistono su quel tavolo, e c’è una corrispondenza diretta tra il nostro agire e il risultato di quel movimento.

Bisognerebbe provare a disporre gli oggetti sul piano (come dei reperti) maggiormente distanziati tra di loro, per amplificare questo effetto di perdita. Si potrebbe provare a lavorare ad un momento live, con una proiezione diretta (con un suono, oppure senza suono). Nel video si registrano generalmente delle sequenze che sono poi trasformate in fase di montaggio; si possono rivedere più volte. Cosa accade se, invece, queste immagini proiettate si presentano come un atto scenico, o come un’improvvisazione musicale?
(c’è una facoltà qui di aumentare la nostra attenzione, secondo quanto sostiene Yves Citton sull’esperienza dal vivo.

Perché non diffondere degli spettacoli dal vivo, realizzati in condizione di diretta? Con meno padronanza e più improvvisazione? L’idea è di vivere il momento e di viverlo insieme. Si tratta di essere presenti, simultaneamente nello spazio e nel tempo, di sentire la vivacità del momento che si sta compiendo.)