La perdita dell'immagine


Nell’esperimento di filmare al buio con la videocamera degli oggetti illuminati da un piccolo lume, accade che nell’inquadratura si perdano a tratti quegli oggetti, o il fuoco. Si assiste alla manifestazione di un vuoto, nonostante la nostra intenzionalità, che sfugge al nostro controllo. Questa assenza di immagine è importante, perché attiva la memoria di quegli oggetti appena apparsi in forme nuove, e poi sfuggiti, che abbiamo colto e che vorremmo recuperare. Quel vuoto alimenta le nostre aspettative e il nostro livello di attenzione. Siamo consapevoli che gli oggetti sono lì di fronte a noi, esistono su quel tavolo, e c’è una corrispondenza diretta tra il nostro agire e il risultato di quel movimento.

Bisognerebbe provare a disporre gli oggetti sul piano (come dei reperti) maggiormente distanziati tra di loro, per amplificare questo effetto di perdita. Si potrebbe provare a lavorare ad un momento live, con una proiezione diretta (con un suono, oppure senza suono). Nel video si registrano generalmente delle sequenze che sono poi trasformate in fase di montaggio; si possono rivedere più volte. Cosa accade se, invece, queste immagini proiettate si presentano come un atto scenico, o come un’improvvisazione musicale?
(c’è una facoltà qui di aumentare la nostra attenzione, secondo quanto sostiene Yves Citton sull’esperienza dal vivo.

Perché non diffondere degli spettacoli dal vivo, realizzati in condizione di diretta? Con meno padronanza e più improvvisazione? L’idea è di vivere il momento e di viverlo insieme. Si tratta di essere presenti, simultaneamente nello spazio e nel tempo, di sentire la vivacità del momento che si sta compiendo.)

Hacerse presente en el umbral de lo invisible*

Durante il laboratorio sperimentale presso il centro di creazione e ricerca aritstica CRA’P a Mollet del Valles (Spagna), nel momento di coinvolgimento delle bambine ad imitare l'apparizione e sparizione delle cortecce colorate nel rettangolo di proiezione, le ho esortate ad anticipare i movimenti. Ho usato questa parola per suggerire un modo per mantenersi in un movimento costante, senza interruzioni, non immobili, nell’attesa del sopraggiungere della forma colorata da imitare. Sottolineavo così l’importanza di farsi trovare pronti. Tuttavia, mi rendo conto di aver usato il termine sbagliato e del tutto inappropriato. Quello che cerco è proprio il contrario di anticipare. Nell’anticipo di un movimento, non mi pongo in ascolto, metto il mio agire al primo posto; il mio corpo prima dell’ambiente in cui mi muovo. Ciò che intendo qui invece è il rimanere nel flusso della corrente, e come sottolinea Esther Freixa i Rafols, è molto importante avere la capacità di rimanere nell’azione e non anticiparla, non sopraggiungere prima e nemmeno essere lenti, arrivare dopo, come se ti accadesse qualcosa che è già passato.
Questo esercizio mi ha insegnato quanto sia importante l’attesa in movimento, seppur minimo, dove posso rimanere nella corrente per molto tempo, prima di poter attivare l’intenzione e il movimento decisivo.

Hay algo que me coje, que lo encuentro en ese estado de vigilia, donde soy en movimento minimo.

*da una frase di Esther Freixa I Rafols
Il 6 marzo annotavo su un foglietto a margine della poesia “Come tu vuoi” di Mario Luzi, nella raccolta “Il silenzio, la voce”.
LE EMOZIONI.
Come descrivere e trasmettere le proprie emozioni. Il discorso di una pedagogia delle emozioni.
Considerazione di oggi. Le nostre giornate sono scandite da apparizioni silenziose che interrompono il flusso continuo di gesti ripetuti. Ci sorprendono perché siamo noi in grado di coglierle, ma in quanto segnali inviatici dal mondo esterno. Proviamo a lavorare ad un diario quotidiano di queste apparizioni, che non devono essere cercate, ma bisogna lasciarsi sorprendere e quindi essere sintonizzati costantemente. Questa è la sfida.
Sempre ieri mattina, dopo aver letto diverse poesie di Mario Luzi nella stessa raccolta, ho maturato una sensazione anche a fronte di quanto sto esplorando nell’opera di Toni Serra/Abu-ali, che descrivo così: “Anche la poesia letta e riletta nel tentativo di ri-acciuffare momentaneamente quelle rivelazioni strappate dall’apnea di vorticose corrispondenze di parole esatte che si accoppiano e puntellano in una costruzione solida ma fragile allo stesso tempo e nel suo attraversarle da cima a fondo, ripetendone il percorso più volte, può generare quel senso di vertigine ipnotico, dove ti sorprendi immobile.
Eleggere figure d’immobilità
.

Radiografia della Prima immagine 01

Un testo di Alessandro Quaranta

Venerdì scorso, al termine di una passeggiata sensoriale acustica proposta a D.
Stava per calare la sera e sono ritornato a casa a piedi ripercorrendo il parco. Proprio in questo momento di cambio di luce, un gruppo di maestosi alberi mi ha sorpreso per il colore giallo intenso delle loro foglie, retroilluminate da un alto lampione alle loro spalle, e parevano come incendiati di luce fortissima. Ho iniziato a filmare quei rami che fuoriuscivano appena dalla penombra, con lo smartphone, muovendomi tra di essi, quasi accarezzandoli, alla ricerca del loro apparire come corpi emananti una luce propria. Sarei voluto rimanere lì più tempo, salvo per il fatto che dopo un po’ mi dolevano le spalle per mantenere in alto il dispositivo, con le braccia tese.
Rivedendo le sequenze appena filmate ripenso a quell’apparizione, e ringrazio D. perché solo grazie al livello di attenzione maturato nell’ora precedente insieme a lui, durante l’attività di ascolto, ho saputo aprirmi a quella visione. Soprattutto non stavo cercando nulla di speciale; il mio essere lì, sotto quell'albero, non era finalizzato alla ricerca di qualcosa da filmare, ma era un eco dell’attività appena conclusa con D., e le immagini trovate, un suo riflesso.

Interrogar piedras 2


riprese realizzate durante il laboratorio presso
Jiser Reflexions Mediterranies - Barcellona
il 19 ottobre 2021